Trend dal mondo del lavoro: dimissioni in crescita!

Normalmente scrivo di quello di cui mi occupo quotidianamente: comunicazione e digital marketing. In questo periodo però, quasi con la stessa frequenza mi trovo a vivere e affrontare un trend all’interno delle aziende e delle agenzie con cui collaboro.
Un trend che impatta, a volte in modo importante, proprio sul mio lavoro. Parlo del turnover crescente dei dipendenti!
Confrontandomi con manager e professionisti di grandi aziende mi sembra di capire (considerazione personalissima) che gran parte del mercato del lavoro non ci stia capendo un granché – o quantomeno non abbastanza – dei cambiamenti in corso in tema HR.

Perchè? Aspettative dei dipendenti e assetto del mondo del lavoro si allineano molto meno che in passato. L’evidenza più grande riguarda lo smartworking: tantissime aziende stanno tornando al modello tradizionale, altre pensano che il salomonico modello di smartworking ibrido metta d’accordo tutti come se fosse solo una questione di lavorare da casa due o tre giorni o di fare pausa pranzo in team almeno un paio di giorni a settimana.
Pochi, pochissimi, riescono a pesare a dovere il concetto del “dove” si lavora e quello del “come” e da quale esperienza lavorativa si sia capace di abilitare.
Si può diffondere cultura aziendale anche quando il dipendente è a casa come si può rendere comoda e confortevole la quotidianità anche quando il dipendente è in ufficio. Benessere fisico, sociale, psicologico sono inscindibili dall’obiettivo dell’efficienza professionale o da quello di comunicare la tanto esaltata “cultura aziendale”, anzi, ne sono veicolo nonché parte del modello di attrazione dei talenti.
Mentre le aziende mettono a fuoco questi temi chiave c’è un NUOVO TREND DEFINITO: GREAT RESIGNATION (o “grandi dimissioni”, se preferite l’italiano)
Oggi, in Italia, su 100 dipendenti:
– 25 hanno intenzione di cambiare lavoro entro 12-18 mesi
– 10 hanno intenzione di cambiare lavoro entro 6 mesi
– 4 hanno già cambiato lavoro negli ultimi 12 mesi senza avere un’altra offerta disponibile
– 6 hanno cambiato lavoro a fronte di un’offerta da parte di un’altra organizzazione.

Questi numeri che identificano un’insoddisfazione di quasi la metà della forza lavoro di un’azienda crescono notevolmente se si prendono in considerazione le generazioni più giovani. Interessante poi notare che i sono diversi i motivi di stress lavorativo per cui non esiste una soluzione buona per tutti ma l’approccio corretto passa per la personalizzazione delle esperienze.

Una domanda è d’obbligo: quanto ancora le organizzazioni possono reggere in termini di efficienza con un turnover così alto e frequente?