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Gli spot più belli passati durante il Super Bowl 2019

Gli spot più belli passati durante il Super Bowl 2019

Ieri c’è stato uno degli eventi sportivi (e non solo) più visti del globo: il 53° Super Bowl di Football americano che grazie ai suoi 111 milioni di spettatori TV si conferma un’occasione di visibilità unica per sponsor e inserzionisti. Una “grande” opportunità anche dal punto di vista economico, basti pensare che uno spot di 30 secondi può costare tra i 5 e i 6 milioni di dollari.

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Radio, ascolti in calo. Riflessioni sul ruolo di questo media nel marketing mix.

Radio, ascolti in calo. Riflessioni sul ruolo di questo media nel marketing mix.

Radio questa sconosciuta, quantomeno per chi si occupa di strategie digitali. Proprio per questo, da operatore del settore, spesso mi sono chiesto se nel marketing mix di alcuni clienti avesse senso aggiungere o meno spazi media o progetti speciali all’interno di trasmissioni radiofoniche andando ad erodere budget dal Web o da altri mezzi di comunicazione.

Ebbene, se guardassimo gli ascolti medi delle principali emittenti nazionali (elaborazione Spot & Web su dati TER) diremmo che il mezzo gode di salute discreta, a volte buona, ma non sempre splendente. Nell’ultimo anno c’è stato un calo generale dell’audience. Nella media parliamo del -2,6% di ascoltatori (al netto del fatto che la rilevazione 2018 ha cambiato metodologia rispetto allo scorso anno).

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Questo dato impatterà sugli investimenti? Probabilmente si, anche se poco.

Se infatti proviamo a guardare la storia degli investimenti pubblicitari in radio, quindi l’approccio delle aziende a questo media negli ultimi 10 anni, ci faremmo un’idea chiara: la radio non conosce crisi.

Come sostiene Nielsen: “La radio è da sempre un mezzo “resiliente” alle crisi del mercato pubblicitario, vale a dire che mantiene la propria quota.”

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Secondo i dati Nielsen infatti negli ultimi 10 anni la Radio è l’unico mezzo che non ha subito grandi variazioni in termini i budget investito. È tuttavia evidente quanto venga considerato, in termini assoluti, un po’ come la coda degli investimenti o se vogliamo dirla in modo positivo: la ciliegina sulla torta. Il fatto è che la torta, la sostanza, si muove verso altri “ingredienti”.

Dando un’occhiata ai dati numerici nei primi 4 mesi del 2018 confrontati ai primi 4 del 2017 (sempre fonte Nielsen) la raccolta pubblicitaria radiofonica registra una crescita del 10%. Se la paragoniamo alle percentuali di internet, Tv, quotidiani e periodici che si barcamenano tra una sostanziale stabilità e una perdita netta si potrebbe parlare di grandioso successo. Va tuttavia sottolineato quanto in termini assoluti il successo sia garantito da pochi milioni di euro in più rispetto all’anno precedente e non decreta un trend di crescita anno su anno di lungo periodo, cosa che invece avviene per il Digital ad esempio.

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A questa valutazione che si può riassumere con: “si fa presto a dire successo quando i numeri sono contenuti”, aggiungo una stima previsionale, questa volta divulgata dal centro media Zenith. Dal 2017 al 2020 si prevede una nuova decrescita degli investimenti in radio. Se le cifre si rivelassero esatte si tratterebbe di una decrescita abbastanza contenuta e non è detto che la digitalizzazione delle emittenti non contribuisca a dare nuova linfa alla raccolta digitale, ad ogni modo questo media rimarrà “strategico” probabilmente solo per investitori con budget grandi al punto da sostenere campagne multi canale senza fatica. In caso contrario credo sia più utile concentrarsi su uno o due media al massimo.

Share of global adspend by medium - zenith

Ma quali sono i media su cui puntare l’attenzione e il budget? E poi sono davvero più efficaci della radio? 
Cercando di rispondere a queste domande ho raccolto dei dati a livello internazionale (fonte Global Web Index) che mostrano come e quanto ciascun mezzo di comunicazione contribuisca alla scoperta di nuovi prodotti, dunque all’aspetto che ci interessa di più di questo media ovvero quello commerciale.

Al primo posto tra i mezzi che aprono la strada dell’utente verso la scoperta e dunque il possibile acquisto di un prodotto ci sono i motori di ricerca che precedono la TV (almeno nelle fasce più giovani e commercialmente attive della popolazione). Terzo sul podio il passaparola. Per incontrare la Radio, in questa lunghissima classifica che ho semplificato per dovere di sintesi, dobbiamo scorrere fino all’ultima posizione in cui con appena il 13,9% la radio si dimostra un terzo meno presente nella vita delle persone rispetto ad Internet, quantomeno in termini di spinta al consumo.

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In conclusione per quanto io sia influenzato, lo ammetto, dal mio lavoro di ogni giorno, parecchio digital oriented, ritengo la Radio un mezzo aggiuntivo – in caso di grandi budget a disposizione – ma quasi mai un pilastro del marketing mix. Questo ovviamente nella maggior parte delle attività pubblicitarie, dando per scontato che ci siano sempre delle eccezioni legate a target specifici che si rivelassero, dati alla mano, molto più sensibili della media a questo mezzo di comunicazione. Allo stesso modo non escludo (anzi) la possibilità di utilizzare testimonial radiofonici particolarmente seguiti in campagne che non necessariamente vivano in radio o solo lì. Insomma, con buona pace di Guglielmo Marconi e Nikola Tesla, questo mezzo continuerà a far parte della nostra dieta mediatica ancora a lungo per cui in un modo o nell’altro sarà sempre corretto mantenere alta l’attenzione commerciale e l’analisi strategica a riguardo.

Internet Advertising 2017-2018, mercato da 3 miliardi. Crescono video e mobile.

Cresce il mercato dell’Internet Advertising, questo era prevedibile. Ma con quali logiche e quali prospettive? Durante il Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2017-18 dell’Osservatorio Internet Media, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano sono stati condivisi dati e riflessioni in proposito.

Partiamo dal valore complessivo del mercato pubblicitario che, con i suoi 15,8 miliardi nel 2017, è all’insegna della stabilità dopo i ribassi degli anni precedenti. Cresce la quota di mercato di Internet (+13%) e resta più o meno stabile quella della radio mentre perde qualcosa la TV (-2%) e sopratutto, ancora, la stampa (-7%).

dinamica-mercato-pubblicitario-italia-2017

Facendo un focus sull’internet advertising – – con una proiezione a questo 2018 è evidente quanto stia crescendo, in termini di formati, il peso dei video all’interno del mercato con un +25%  che porta questo format al secondo posto dietro la display (sostanzialmente banneristica). Terza per volumi di investimenti la search. Residuo il valore del formato e-mal che pure cresce con tavoli del 6-8%.
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formati-internet-advertising-percentuale-crescita-video-display-search-2017

Analizzando i device verso cui si investe si rafforza il ruolo del mobile che nel 2018 nella somma tra smartphone e tablet probabilmente andrà a superare l’investimento effettuato in Advertising su PC.

internet-advertising-per-dispositivi-2018

Interessante la visione del peso degli OTT (over the top), quindi parliamo di attori come Google e Facebook, all’interno del mercato. Sono loro ad accaparrarsi due terzi delle quote dell’internet advertising (71% nel 2017 e 75% stimati nel 2018), un quadro che fa valere la loro presenza nel mercato quanto la metà dell’intero mercato di raccolta pubblicitaria TV divisa tra molti più operatori.

dinamica-mercato-pubblicitario-italia-2017-focus-OTT

tempo-sperso-su-mobile-e-app-italia-2018-comscore

Partendo da questo quadro però non tutto è scontato e vale la pena cogliere le affermazioni, in parte provocatorie in parte molto molto fondate, del Prof. Giuliano Noci che afferma che “il Digital Advertising così com’è ora sta per morire“. In futuro, secondo il Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, non sarà il programmatic, seppure importante, a governare in modo assoluto il mercato ma si andrà verso lo “storydoing” – effettuato per lo più sulle properties aziendali – in grado di raccontare come la marca – capace di una rinnovata trasparenza e reciprocità verso l’utente – intende rispondere ai bisogni del consumatore.


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