StopOnlineAbuse, la campagna che comunica senza comunicare.

NON COMUNICARE sui social media per COMUNICARE ai social media. È davvero utile? Il dibattito è aperto da sempre, da quando è nato il concetto di “silenzio stampa” ancora oggi molto utilizzato sopratutto dalle squadre di calcio.
In questo caso si tratta della scelta di diversi club, federazioni calcistiche, giocatori e sponsor inglesi per protestare contro il razzismo online, quello diffuso nei commenti social degli utenti. Hashtag della campagna: #StopOnlineAbuse.
Per tre giorni, dal pomeriggio del 30 aprile a domenica 2 maggio, silenzio assoluto sui propri profili SOCIAL. L’obiettivo dichiarato: sensibilizzare le social media company a intervenire con più decisione filtrando ogni commento e messaggio discriminatorio e regolamentando e rendicontando in modo più deciso e trasparente i propri interventi in questo senso.
Contrastanti (come sempre) i commenti ai post che lanciano l’iniziativa. Tanti gli utenti che applaudono ma molti anche i perplessi circa l’efficacia – “solo 3 giorni?”, “non servirà a nulla”, “se solo le persone si sentissero coinvolte come per temi come la Superlega” – o la coerenza – “i club e il sistema sono i primi a discriminare”.


Che sia o meno la strada giusta mi sembra interessante rilevare questa ulteriore evoluzione dei rapporti tra brand, valori etici e canali di comunicazione. Forse nell’immediato non porterà frutti ma quando la mobilitazione diventa protesta, si espande coinvolgendo nuovi, rilevanti, partecipanti e soprattutto sovverte la quotidianità degli utenti persino stare in silenzio può, ogni tanto, generare effetti importanti. Intanto, a ridosso del lancio, anche alcune federazioni italiane hanno aderito all’iniziativa.
Chiudo sottolineando che la sensibilità del movimento sportivo inglese verso questo tema non vive in maniera estemporanea e con questa iniziativa in cui a essere protagonista è il silenzio ma viaggia in parallelo ad altri progetti come quelli di alcune squadre di calcio che chiedono ai propri supporter di attivarsi segnalando e riportando i vari abusi e le discriminazioni rilevate combattendo indifferenza o, peggio, omertà. Ecco un paio di esempi di squadre come Liverpool e Manchester United che andrebbero imitati anche in casa nostra.

