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La tecnologia può sostituire il pubblico degli eventi?

La tecnologia può sostituire il pubblico degli eventi?

La tecnologia può sostituire il pubblico degli eventi?
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Qualche anno fa fantasticavo su quanto velocemente la tecnologia avrebbe permesso agli utenti di vivere le emozioni di un evento sportivo o di un concerto senza la necessità della propria presenza fisica. Visori ottici, camere 360°, ultra definizione di audio e video e altre “diavolerie” hanno reso e renderenno l’esperienza digitale sempre più realistica.

LA VITA PERÒ È STRANA (e lo scrivo in maiuscolo e grassetto): adesso mi chiedo quanto velocemente la tecnologia riuscirà (se ci riuscirà) a sostituire il valore della presenza umana all’interno di quegli eventi che, negli ultimi mesi, hanno dimostrato di non poter esistere con lo stesso impatto di prima in mancanza di una platea reale, numerosa ed animata.

– Lo spettatore serve all’evento almeno quanto l’evento allo spettatore –

Così c’è chi ha cercato di portare il tifoso sul sediolino dello stadio grazie a connessioni via webcam (Calcio, NBA, Wrestling) piuttosto che di creare digitalmente la siluette di spettatori virtuali (ci ha provato Fox Sport per gli eventi MLB) o di trasmettere durante la partita registrazioni audio di rumori e canti dei tifosi per ricreare il classico “clima partita” o, se preferite: “climax” (NFL).

Ammesso che non torni tutto come prima ma si vada verso una versione ibrida in cui presenza fisica e virtuale possano coesistere: ce la farà la tecnologia a cambiare la vita dei grandi eventi senza fargli perdere di pathos? Cosa dovremmo aspettarci? Secondo me ne vedremo davvero tante e ricorderemo questo periodo come un grande momento di sperimentazione.

Vincenzo Dell'Olio

Nei 20 anni di esperienza nel settore della comunicazione e del markerting digitale ha ideato e seguito le strategie di grandi Aziende come Volkswagen, Audi, Parmalat, Bonomelli, Rai, Monster, Sony Mobile, Vans, Red Bull. Dal 2015 è docente per il corso di Social Media e Web TV all’Università IULM di Milano. Dal 2021 insegna Digital Content Strategy allo IED. Scrive tanto, analizza di più, non è immune dalle serie tv. Sociologo, di base.