L’importanza della Content Curation. Il caso CkBk

Si chiama CkBk, le consonanti di “Cook Book”, ed è un sito a tema food appunto raccontato come “lo Spotify delle ricette”. L’idea infatti è quella di aggregare: ricette, video ricette, versioni digitali di libri di cucina e contributi di grandi chef ed esperti.

L’iniziativa, che richiede agli iscritti un canone di € 9,99/mese, è un pretesto utile per identificare una necessità che oltre a settori come musica e cucina riguarda diverse aree tematiche, ovvero quella di poter trovare il CONTENUTO GIUSTO in modo:
- ?MIRATO: grazie alla presenza di una miriade di filtri che su un motore di ricerca generalista sarebbe impossibile inserire

- ?SELEZIONATO: grazie a logiche di aggregazione che premiano la qualità rispetto alla quantità dei contenuti
- ?GUIDATO: grazie alla presenza di contributi editoriali di esperti del settore

- ?PERSONALIZZATO: grazie al machine learning che impara dalle scelte dell’utente ed è in grado, con il tempo, di presentare proposte coerenti con i gusti di ciascuno (come avviene con le playlist suggerite su Spotify).
In due parole: CONTENT CURATION.
Come Digital Strategist vedo tante aziende, piccole e grandi, fare o far fare alle proprie agenzie creative dei salti mortali per generare nuovi, “originali”, contenuti.
Eppure in tanti settori i contenuti ci sono già e quello che manca è più che altro un lavoro di selezione e raffinamento.
Sono diversi i progetti di comunicazione in cui oggi sarebbe utile applicare questo approccio per creare reale valore agli occhi dell’utente.
Pensateci!