Coinbase: i dati a supporto del successo dello spot del Super Bawl

Tutti parlano dello spot “geniale” di COINBASE durante il Super Bowl 2022. Alla faccia di chi ha investito in costosissime produzioni qui la scelta è stata clamorosamente minimal: un QR Code che rimbalza sugli angoli dello schermo come uno screensaver old style.
60 secondi di questa roba sono bastati a generare milioni di accessi e a mandare in tilt i server del sito dell’azienda. Successo incredibile almeno a livello di notorietà generata.
Eppure, dietro la trovata creativa, c’è un’evidenza che solo l’analisi dei dati poteva fornire: quella sull’efficacia di massa del QR code.
Alla fine dello scorso anno, dopo oltre 20 anni, dalla sua diffusione pubblica il QR code ha toccato infatti il picco di interesse da parte degli utenti. Questo fratello povero del codice a barre per anni è stato a più riprese rilanciato e poi dichiarato morto, inutile. Veniva utilizzato da una nicchia di popolazione più “tecnologica” ma non riusciva mai a fare il grande salto “mass market”.
Poi il Covid e la necessità di dematerializzare qualsiasi cosa: Menù, Ticket vari, Brochure e soprattutto GREEN PASS. Da lì in poi è stata un’ESCALATION del QR Code (vedi grafico di Google Trends). Tutti hanno capito cos’è e come usarlo.

Infine sono arrivati i creativi trovandogli un uso originale ma anche, e questo è ciò che forse conta di più, efficace dal momento in cui uno spettatore su 5 ha deciso effettivamente di inquadrare il codice durante la messa in onda dello spot di Coinbase.
Questo per me è il Data Driven Marketing.