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[Dati Pinterest] Quanti utenti Italiani utilizzano Pinterest con frequenza? Update Ottobre 2013.

Le aziende si affannano a richiedere ai propri fornitori social l’apertura di un canale Pinterest Aziendale. In altri casi sono proprio le agenzie a proporlo. Non entro nel merito se sia giusto o meno adottare Pinterest come strumento di marketing. Le potenzialità sono diverse a seconda che si consideri uno specifico settore (alcuni funzionano più di altri)o uno specifico obiettivo (engagement piuttosto che lead generation).

Insomma più che entrare nel dettaglio delle riflessioni strategiche come faccio un paio di volte all’anno mi fermo nuovamente ad analizzare i dati per capire quanti utenti, oggi, si può pensare di raggiungere in Italia tramite questo social network visual.

 Secondo un po’ di dati che ho raccolto in rete gli utenti Pinterest sono 70 mln al mondo (almeno lo erano qualche mese fa, a Luglio, adesso si suppone che si sia vicini agli 80). La maggior parte arriva dagli USA e di questi solo meno di 1 milione è attivo in Italia (per avere un idea su FB sono 24 Milioni gli utenti italiani iscritti e 17 milioni quelli attivi assiduamente).

 

Insomma la crescita c’è ma è ancora ridotta rispetto alle potenzialità di un social network così generalista. Pensate che nel mese di settembre sono stimate, nel mondo, 131 Milioni di visite all’indirizzo Pinterest.com con una permanenza media sul sito di 8 minuti per ogni visita (contro i 22 minuti medi di permanenza su FB che mensilmente ha quasi 18 miliardi di visite.

Non male come differenza.
Se andiamo a vedere i paesi da cui arrivano le visite del mese di Settembre siamo ancora con un forte predominio USA anche se rispetto agli ultimi dati ufficiali gli accessi sembrano più spalmanti.


In Italia la percentuale è dell’1,16% per cui facendo una rapida equazione le visite mensili totali a Settembre 2013 ammonterebbero a poco più di 1 Milione e Mezzo. Chiaramente parliamo di visite e non di utenti unici per cui il dato di utenza al di sotto del milione sembrerebbe essere confermato.
Chiudo il post con un’interessante indicazione sui referral, ovvero i siti esterni che portano accessi a Pinterest e sulle pagine di destinazione degli utenti che cliccano sui link presenti in Pinterest. In entrambe le classifiche spicca, oltre Buzz Feed, portale/aggregatore dei trend del web anche Etsy, il social e-shop in cui tutti possono comprare e vendere oggetti di design, vertiti, gioielli, etc.. a testimonianza di come questo social, più di altri abbia un forte orientamento e un collegamento più diretto ad attività di vendita oltre che di pura awareness.

[DATI] Pinterest in Italia. Update Novembre 2012. E' meglio Instagram?

E’ passato un anno dal boom di Pinterest e dai picchi di notizie, post e commenti che hanno mobilitato tutto il mondo dei Digital Market. Tutti in cerca del killer social network da proporre ai clienti.
Già a Marzo mi chiedevo se valesse la pena inserire Pinterest nella propria strategia di Social Media Marketing. Allora i dati sul mercato italiano mostrava una base utenti ancora poco matura numericamente (240 mila/mese) ma il nuovo social network lasciava intravedere buone potenzialità come strumento di analisi del marcato, un vero specchio degli interessi degli utenti per quanto riguarda: settori, prodotti, stili di comunicazione (soprattutto Visual). Due mesi dopo, a Maggio, gli utenti erano cresciuti fino a raggiungere una quota stimata di 360 mila visitatori al mese (fonte Google AdPlanner). Ancora troppo pochi però per suggerire investimenti di tempo ai clienti.

Intanto il tempo passa e Pinterst continua la sua ascesa, sicurmente meno rapida che nel paese d’origine (gli Usa) ma costante. E’ di qualche giorno fa la notizia dell’ingresso del Social Network delle puntine nella Top 50 ComScore dei siti più visitati negli Stati Uniti con oltre 25 milioni di utenti. In Italia siamo molto indietro, le stime parlano di un numero vicino ai 500 mila visitatori. Se si pensa che per altri social network come Twitter, Linked In e Google+ parliamo di numeri variabili tra i 2 milioni e mezzo e i 3 milioni e 600 mila visitatori mensili appare utile piuttosto di disperdere tempo su un nuovo canale, per quanto affascinante, concentrarsi meglio su quelli già esistenti con più alto potenziale di pubblici.

Qualche cliente obietterà: “Ma tutti ne parlano e poi il mio brand ha una grande quantità di materiale visual e vorrei sfruttarlo su piattaforme verticali”. Benissimo, proviamo a fare un Benchmarking sulle 3 piattaforme con caratteristiche social più utilizziate in ambito fotografico: Pinterest, Flickr e Instagram.
Mentre Flickr (75° nel rank Alexa) e Pinterest (92° nel rank Alexa) riscuotono un interesse pressochè costante nell’arco dell’anno vediamo come da aprile, data dell’acquisizione da parte di Facebook, Instagram (133° nel rank Alexa pur non offrendo una versione desktop) balza in testa alle preferenze degli Italiani. Questo è solo il primo dei diversi motivi per cui Instagram appare più indicato di Pinterst all’inserimento fra i touch point del brand. Trattandosi di uno strumento Social quasi esclusivamente Mobile (rispetto a Pinterest che esprime il suo meglio nella versione desktop) Instagram rappresenta anche un modo per diversificare in maniera multicanale l’approccio al cliente. Ultimo fattore a far pendere l’ago della bilancia versi il tool per la produzione di foto vintage è la presenza in Italia di tutta una serie di community geolocalizzate, piccole ma attivissime, i cosiddetti: Instagramers che possono essere coinvolti con successo in iniziative creative brandizzate.

[CHRISTMAS MARKETING] Analizzare i Trend dello Shopping Natalizio per pianificare le proprie campagne

Inizia novembre e oltre alla festa di Halloween, alle castagne al forno e alla caduta dei capelli ci troviamo come ogni anno ad affrontare il grande quesito: I REGALI DI NATALE.
Se da una parte, da consumatore, ognuno percorre le strade più o meno elaborate o precise per arrivare alla scelta dei regali da fare, dall’altra, da professionisti del marketing, si cerca di rendere la strada meno improvvisata possibile.
Parlo chiaramente di programmare al meglio il timing e le percentuali di spesa per settimana delle proprie campagne sia Online che Offline. Anche se in questo caso i dati sono riferiti al mercato statunitense ecco un’indicazione iniziale (spero di trovarne altre) che ho trovato molto utile per decidere come allocare il budget a disposizione. 
Nei primi dati vediamo la distribuzione basata sulle risposte alla domanda “Quando inizia lo shopping natalizio?”. Il picco evidente è nel mese di Novembre per cui la prima indicazione sicuramente è quella di farsi trovare durante il mese. E fin qua… tutto come previsto. Risulta meno banale il fatto che gli Early Bird Shopper, coloro che per primi approcciono lo shopping per le vacanze, appaiano numerosi nel mese di Ottobre (22,1% secondi i dati BIGinsight).
Secondo i dati  LivePerson addirittura il 29%, più di un quarto degli Shoppers, pianifica i suoi regali ancora prima di Ottobre.

A completare coerentemente il quadro ci sono i dati che mostrano la ripartizione delle campagne di marketing dei Retailer Online statunitensi. La maggior parte dei lanci avviene verso la fine di Ottobre ma c’è ben il 38,5% che occupa il periodo precedente. Se andiamo indietro di qualche anno la percentuale di venditori online che iniziavano le proprie campagne prima della fine di ottobre arrivava al 40,3% (dato 2009).
Insomma sembrerebbe non essere (quasi) mai troppo presto per far partire alcune iniziative con la keyword “Natale” a fare da driver. Chiaramente mai esagerare e per avere una controprova ha senso consultare i dati sulle ricerche, questa volta Italiane, su combinazioni di parole come: “idee regali natale”. Le indicazioni del 2011 in questo caso coincidono con il timing dei lanci che abbiamo visto precedentemente un po’ meno con le indicazioni generali viste in apertura di post in cui diversi utenti sembrano partire nella loro ricerca addirittura a settembre. 

Sembra logico concludere che nonostante ci sia una mobilitazione generale già prima della seconda metà di ottobre per quanto riguarda le campagne che muovono i propri passi esclusivamente online non valga la pena disperdere una percentuale eccessiva prima dell’inizio di Novembre. Addirittura i dati italiani suggeriscono di attivare la spinta maggiore solo dopo la prima settimana di novembre. Non fatevi dunque prendere dall’ansia da risultato, è importante essere competitivi nel periodo in cui si concentrano sia la domanda che l’esigenza di acquisto. Farsi trovare prima potrebbe essere più semplice ma magari inutile ai fini dell’acquisto (avendo tempi larghi molti inizieranno a informarsi con l’intenzione di confrontare con calma prezzi e prodotto) e sicuramente i volumi prodotti sarebbero esigui rispetto all’investimento.
Di seguito la classifica ComScore con l’andamento delle vendite degli ultimi 5 anni nelle 8 settimane prima di natale (più quella successiva). Valutate voi a questo punto come dividere in modo sensato il vostro investimento.

Mettendo insieme i pezzi personalmente consiglierei di:

  • iniziare le campagne promozionali online dedicate la natale tra il 28 Ottobre e il 2 Novembre
  • distribuire in maniera equa fino al 14 novembre (15 giorni) il 15% del budget disponibile
  • dal 14 novembre fino alla prima decina di dicembre (25 giorni) spendere il 40% della cifra stanziata
  • tenervi un buon 40% del budget da esplodere tra l’11 e il 20 Dicembre (10 Giorni).
  • spendere il restante 5% tra il 21 e il 26 (7 giorni)
AVVERTENZE: Naturalmente state attenti a valutare questi consigli adattandoli al vostro business. Se vendete viaggi non sarebbe consigliata la stessa concentrazione che se commercializzate lettori mp3 o piccola oggettistica  da regalo. Stesso discorso per chi vuole portare utenti in un negozio fisico (e può farlo fino al giorno di natale) rispetto che su un e-commerce in caso si commercializzino prodotti fisici bisognerà considerare i tempi di consegna della merce come vincolo all’acquisto. In quest’ultimo caso il consiglio è: organizzatevi per fornire la consegna garantita in 24h (magari pagando una piccola sovrattassa) che vi permetterebbe di spingere il vostro business fino al giorno di natale facendoci una campagna che sottolinea questo aspetto. Sareste una manna dal cielo per tutti il LastMinute Buyer.

Chiudo con una nota “stonata” sui risultati da attendersi in termini di vendite nel 2012. Beh, in tempo di crisi, sembrano essere al ribasso rispetto all’anno scorso. Forse proprio per questo è bene non sperperare il budget destinato alla promozione: PIANIFICATE.

[How To] Lezioni di Start-up: Voler ascoltare

Questo mese sono un po’ latitante, sarà per la famosa “colonnina di mercurio” schizzata alle stelle? Non lo so. Cercando di sfruttare il mio recente Home Office al meglio provo a mettermi in mezzo alle correnti d’aria e a ragionare su alcune delle cose che ultimamente mi coinvolgono in maniera diretta come cliente di me stesso.
Qualcuno sa che oltre all’attività di consulenza di Digital Marketing, negli ultimi mesi mi sto dedicando alla creazione di una start-up, Ortomanager, che unisce mondo dell’agricoltura e web e che dovrebbe vedere a breve la luce.
Naturalmente (chi ci è passato lo sa) per creare un qualunque sistema che funzioni le variabili pratiche da considerare sono cento volte di più di quelle che ci si immagina al termine della fase di progettazione. Fornitori, network di contatti, consulenti, dipendenti, partnership per la promozione e clienti finali… una rete assurda di teste pensanti da mettere insieme, convincere, sposare e sopratutto, s-o-p-r-a-t-t-u-t-t-o: ascoltare.

Già perchè ogni idea che a caldo ci sembra geniale deve confrontarsi con una molteplicità di elementi imprevisti e forse imprevedibili e fare in modo di incastargli al meglio.
Spesso pensiamo che sia la capacità Analitica a dover risolvere gli enigmi di mappatura del contesto in cui ci muoveremo, a fare da guida. E’ così, certo, ma da soli i dati di mercato non bastano. Non bastano le statistiche, le infografiche gli studi di settore lungi 50 o 100 pagine e nemmeno la partecipazione agli eventi più grandi dove i guru indicano la via e altre start-up mostrano i passi compiuti per arrivare al successo.

Insomma, se vuoi mettere in piedi una start-up che permetta agli utenti di coltivare a distanza un orto di prodotti tipici (come nel mio caso) non è sufficiente aver studiato per mesi il sistema di competitor, la crescita della domanda di questo servizio o dei trend sul mondo dell’agricoltura e del Green. Non basta aver compreso i tempi per la gestione della domanda e degli acquisti e nemmeno aver ottimizzato con mille interventi front-end e back-end della piattaforma online. Se vuoi mettere insieme una start-up di questo tipo devi andare a parlare con i contadini, con i trasformatori e con tutti quelli attori che fanno parte del processo recependone, spoglio da ogni elemento di orgoglio, i punti di vista che forse hanno poco a che fare con il marketing e i business plan ma che, proprio per questo, forniscono il pezzo necessario al completamento del tuo percorso.

Ascoltare come se non si conoscesse nulla, è questo l’esercizio da fare. Abbattere le proprie convinzioni per provare a cogliere quelle sfumature che nessuna Analisi classica e scientifica può darci. Questo pezzo può fare una differenza incredibile.

(Van Gogh – Farmers at work)

[Infographic] Facebook vs Google: Display Advertising a confronto

Riporto quasi alla lettera un’analisi interessante di Wordstream che compara i due più grandi network online di Display Advertising: Google Display Network e Facebook.

Dall’analisi risulta evidente che GDN fornisca agli inserzionisti un valore significativamente maggiore rispetto a quello dell’ADV Facebook. Il socialnetwork più grande del mondo, infatti, nonostante i grandi investimenti nel miglioramento della propria piattaforma in termini di funzionalità, template e user experience non ha fatto evolvere in modo altrettanto significativo il canale advertising.
5 i parametri analizzati: il pubblico raggiunto, i ricavi e la crescita, le performance, le possibilità di targettizazione e i formati.
Sul primo, la portata, c’è da dire che da una parte Google vanta un potenziale pubblico raggiungibile pari al 91% degli utenti online (vs 51% di FB), dall’altra, Facebook vanta un maggior numero di pagine viste per mese: 1.000 Miliardi (contro 180 miliardi di Google).
In sostanza seppur meno persone utilizzino Facebook rispetto alla rete Google lo facciano per più tempo. Difficile scegliere dunque un vincitore in questa categoria.
Per quanto riguarda revenue e tassi di crescita Facebook cresce molto ma non tiene il passo con la crescita della sua base utenti. Un punto in più dunque per Google che nel primo trimestre 2012 fa segnare revenue pari a 2,9 miliardi di dollari.
Passiamo alle performance. Le Facebook Ads registrano un click-through rate (CTR) molto basso (0,05%) appena la metà della media del settore per banner pubblicitari e ben dici volte più bassa del CTR medio del Google Display Network (0,4%) (negli Stati Uniti). 
Le ragioni, e andiamo ai parametri successivi, possono essere legate ai formati e alle opzioni di targeting che aiutano a dare rilevanza da una parte e pertinenza dalll’altra all’annuncio stesso. 
I vantaggi di Google su FB appaiono chiari già nel sistema di reportistica. Maggiori i dettagli misurabili e settabili per ottimizzare l’annuncio di Big G rispetto a quello Facebook. Ma non è detto che sia solo questo. Un’altra spiegazione potrebbe essere semplicemente insita nella tipologia di utente, ovvero gli quelli che navigano all’interno di un social network sono meno sensibili ai banner rispetto a quelli (o a loro stessi) che navigano all’interno di altri siti web. 
I gap Facebook per quanto riguarda il targeting sono relativi all’impossibilità di: veicolare annunci via mobile (un buco enorme, soprattutto considerando l’uso crescente del web da mobile), effettuare retargeting (o remarketing), assenza di una rete di siti partner, impossibilità di customizzare annunci per parole chiave (simile la customizzazione per temi ma non è la stessa cosa) o di utilizzare le opzioni di targeting contestuale per gli annunci display. Buchi enormi considerando che Google fornisce ciascuna di queste opzioni.
Passiamo infine ai formati. Facebook ha solo due opzioni: gli annunci standard composti da testo più un’immagine e le sponsored story. Innumerevoli invece le possibilità offerte da Google Ad Network: annunci di testo, annunci illustrati, annunci  flash-based illustrati, annunci video, annunci in formato web mobile e all’interno di giochi. 
In conclusione, Facebook offre agli inserzionisti un valore pubblicitario inferiore a quanto offerto nella Rete Display di Google, anche e forse sopratutto per quesito quest’ultimo registra entrate tre volte superiori a quelle Facebook e sta di conseguenza crescendo più rapidamente.