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BrewDog inaugura l’era degli Anti-Sponsor

BrewDog inaugura l’era degli Anti-Sponsor

BrewDog inaugura l’era degli Anti-Sponsor
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Fino ad oggi avevo incontrato tante campagne a favore di cause etiche e di sostenibilità sociale e ambientale. Poi è arrivata BrewDog con la prima grande campagna in cui un brand si posiziona come ANTI-Sponsor di un evento di proporzioni galattiche.


Parliamo di un produttore di birra che, stando a quanto pubblicato in queste ore dal marchio, si dichiara contro i mondiali in Qatar.

Lo statement della campagna parla di un’assegnazione frutto della corruzione operata da un paese eticamente poco meritevole. Un paese che viola apertamente i diritti civili dove l’omosessualità è giudicata illegale e le pene fisiche sono una forma di punizione accettata. 

Il posizionamento è completato dalla dichiarazione di convogliare verso cause per i diritti umani i proventi realizzati con le vendite dei loro prodotti durante la rassegna calcistica. 

Personalmente ammetto che il primo pensiero è stato legato al tentativo del marchio di cavalcare uno degli eventi mediatici con maggiore eco senza necessariamente investire milioni di euro. Tuttavia, quando il “nemico” ha un nome e un cognome (la Fifa, i tutti i suoi sponsor, un intero stato e i suoi stakeholder) non è scontato pensare che le ripercussioni positive siano superiori a quelle negative. 

Di certo si tratta di una mossa ragionata dal punto di vista aziendale (qui non si parla più solo di Marketing). Una posizione forte destinata a fare scuola.

Vincenzo Dell'Olio

Nei 20 anni di esperienza nel settore della comunicazione e del markerting digitale ha ideato e seguito le strategie di grandi Aziende come Volkswagen, Audi, Parmalat, Bonomelli, Rai, Monster, Sony Mobile, Vans, Red Bull. Dal 2015 è docente per il corso di Social Media e Web TV all’Università IULM di Milano. Dal 2021 insegna Digital Content Strategy allo IED. Scrive tanto, analizza di più, non è immune dalle serie tv. Sociologo, di base.