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[PACKAGING] Diet Coke e l'ultima frontiera della personalizzazione del pack di prodotto

[PACKAGING] Diet Coke e l'ultima frontiera della personalizzazione del pack di prodotto

Coca Cola, Nutella e svariati altri brand ci hanno mostrato negli ultimi anni quanto possa essere utile e strategico dal punto di vista del marketing di prodotto giocare con la personalizzazione delle etichette e del packaging. L’obiettivo è quello di uscire dalla logica del mass market, della produzione e del consumo standardizzati per comunicare l’idea di un prodotto unico che parla all’utente in modo più empatico mostrando un nome (il suo), una dedica, la frase di una canzone, uno stato d’animo o semplicemente una grafica fuori dai rigidi schemi dell’immagine coordinata del marchio.
Le case hisotry sono diverse e nel tempo continueranno a crescere:

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Oggi mi sono imbattuto in quella che può definirsi l’ultima frontiera del Custom Packaging ovvero nell’operazione, sempre made in Coca-Cola, che vede la personalizzazione dei 2 MILIONI di esemplari unici di etichette della Diet Coke. Il progetto, realizzato in Israele, ha previsto la creazione di così tante grafiche diverse grazie a un innovativo algoritmo che ha permesso di automatizzare buona parte del processo di design. Qualcosa di unico sul mercato che colloca il pack come vero e proprio oggetto da collezione alla stregua di francobolli o monete d’epoca. E non finisce qui perchè il messaggio di unicità è stato riprodotto anche sulla campagna affissioni che pubblicizza l’attività con manifesti tutti differenti e sulle iniziative speciali in store in cui gli acquirenti ricevono in omaggio una t-shirt altrettanto unica stampata al mento. Un’iniziativa dal potenziale grandioso che ha riscosso successo anche dal punto di vista delle vendite.

Diet Coke presents: Millions of one of a kind bottles from Gefen Team on Vimeo.

[TOOL] Come gestire facilmente le schede di navigazione con One Tab

[TOOL] Come gestire facilmente le schede di navigazione con One Tab

Sappiamo tutti che una delle piaghe del nuovo millennio è il Digital Multitasking, un malessere che in Italia colpisce mediamente 6 persone su 10 (quelle che hanno accesso a internet). I sintomi di questa patologia sono tanti. Uno dei più frequenti  è quello che ci porta ad aprire schede di navigazione in serie saltando da un sito all’altro senza soluzione di continuità.
Faccio outing e confesso che anch’io durante le mie giornate al pc accumulo, nel tentativo di parallelizzare diverse attività, tante tab aperte in contemporanea all’interno del browser avendo grossomodo questa visione.
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A volte, soprattutto quanto effettuo ricerche e benchmarking, le schede aperte sono talmente tante che faccio fatica a ritrovare quelle che mi servono, altre volte finisce per andare in tilt il browser e tutto si chiude in maniera inaspettata.
Oggi ho finalmente trovato la soluzione, o forse dovrei dire la cura, a tutto ciò. Si chiama One Tab ed è un’estensione per Google Chrome e Firefox e che si installa in 3 secondi. Facilissima di usare permette di:

  • creare con un semplice clic, e in “una tab” unica appunto, una lista aggregata delle tab di navigazione aperte di cui sarà semplice leggere i nomi per esteso delle pagine visitate;
  • aggregarle per categorie personalizzabili (nello screenshot vedete un piccolo esempio) in modo che sia più intuitivo ripescare quelle che ci interessano;
  • risparmiare, una volta aggregate tutte in oneTab, un’infinità di memoria (il 95%) del vostro computer evitando che il browser si impalli o la sessione si chiuda all’improvviso.

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A me questa estensione sta rivoluzionando, nel suo piccolo, il modo di gestire la navigazione, spero sia utile anche a voi. Per tutti gli altri problemi di frenesia e multitasking digitale direi che fare una pausa camomilla in più è la soluzione migliore.

[CASE STUDY] Lo storytelling per creare empatia

[CASE STUDY] Lo storytelling per creare empatia

La parola storytelling è onnipresente quando si parla di contenuti di comunicazione in grado di coinvolgere gli utenti nei luoghi social (e non) in cui vengono a contatto con brand, prodotti e personaggi famosi. Ma di cosa si tratta? Quali sono gli esempi da imitare? Quando va utilizzato lo storytelling?
La pratica di raccontare una storia per veicolare dei valori è quanto di più antico e primordiale ci si possa immaginare in termini di comunicazione. Pensate, ad esempio, alle fiabe per bambini che utilizzano intrecci e fatti fantastici per comunicare una morale che altrimenti resterebbe puramente teorica e fredda. Così come abbiamo imparato a non fidarci degli sconosciuti dalla storia di Cappuccetto Rosso potremmo imparare a conoscere la bontà e soprattutto la genuinità e la tradizione familiare di una crema spalmabile percorrendo la vita di qualcuno in parallelo a quella del prodotto stesso. Un esempio classico è rappresentato dallo stile dello spot 2013 di Nutella (che continua a lavorare sulla stessa strada anche quest’anno) che al di là del concetto della personalizzazione del barattolo, altro punto forte di creazione dell’empatia, di fatto cattura l’utente raccontando una storia in cui questi si può facilmente immedesimare.

Dunque il gioco è semplice, racconto una storia e alla fine il prodotto entra quasi in punta di piedi a sostituire quella che è la morale della fiaba restando nella mente di chi guarda in modo emotivo molto più che razionale.
Lo storytelling ha un potere grandissimo anche in situazioni in cui occorre comunicare temi molto delicati. Pensate ad esempio ad un Aeroporto che deve comunicare il piano di lavori per l’ampliamento del suo impianto. Parliamo di progetti che comportano, tra le altre cose, un impatto ambientale non indifferente e attirano l’attenzione (a volte ostile) di istituzioni, associazioni e gruppi sensibili al tema. Come convincere la gente che il progetto merita la fiducia di tutti? Raccontando storie positive come fa l’aeroporto di Heathrow che mostra a genitori e figli attraverso piccole e realistiche storie di vita come un aeroporto più grande possa facilitare la realizzazione di progetti, sogni e obiettivi delle giovani generazioni.
Potevano insistere sui 5 benefit promessi (vedi immagne sotto) magari raccontando il progetto e i numeri dello stesso…
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… invece hanno preferito raccontare le storie di due ragazzi che da piccoli – dolci e sempre viral – bambini imparano la vita, coltivano sogni e riescono a realizzarli una volta grandi proprio perchè esiste un aeroporto in grado di permettere alle loro speranze di “prendere il volo”.

Come per Nutella anche per questo caso di Heathrow la “morale della favola” è: il brand ti è vicino, apprezzalo, amalo, sostienilo perchè è parte di te.