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Tutti gli articoli di Vincenzo Dell'Olio

Dico la mia su abc Magazine

Qualche settimana fa sono stato contattato da una giornalista di abc Magazine per contribuire ad un post di approfondimento sul tema Give Away. Negli ultimi mesi mi sono imbattuto più volte, nell’ambito di progetti lavorativi o durante il semplice “cazzeggio online”, in iniziative di questo tipo e ho accettato con molto piacere di fare un ragionamento per “razionalizzare” e definire meglio questa modalità di interazione con gli utenti.
Ecco cosa ne è venuto fuori.

“Fenomeno Giveaway: lo strano caso di un concorso che spopola sul web”

Ringrazio ancora Erika Bertossi per l’interesse.

Audi University Lab, università e Brand. La co-creazione esiste

E’ in corso in queste ore la giornata finale dell’Audi University Lab, un progetto di co-creazione in partenrship tra Audi e SDA Bocconi che ha coinvolto Coffee Grinder negli ultimi 5 mesi. Sono stati mesi intensi in cui 3 gruppi composti da studenti della Laurea Specialistinca in Marketing Management, del Master in Marketing e Comunicazione e del Master in Strategia Aziendale hanno collaudato Audi A1 e partendo dalla propria esperienza e dalle proprie basi accademiche hanno lavorato a un’idea di marketing.

Tutto il percorso di analisi e creativo è stato raccontato all’interno di un blog. Immagini, video, post hanno ritratto i ragazzi per le vie di diverse città, piuttosto che durante incontri con creativi, amici e in generale in tutte le fasi di raccolta degli input utili alla fase progettuale vera e propria. Un brainstorming costante per arrivare a un’idea unconventional, quella che diventerà la nuova campagna 2012 di A1.

E’ il primo caso in cui Audi, marchio premium e con linee guida di identità e stile molto precise (lo vediamo nel nostro lavoro quotidiano), ha aperto la porta all’interpretazione della propria comunicazione da parte di terzi, studenti per giunta.
Abbiamo apprezzato il coraggio, la capacità e la voglia di sperimentare che per una grande azienda non è mai facile e soprattutto la volontà di agire secondo quanto i trend del settore e noi stessi suggerivamo.

Speriamo possa essere la prima pietra che porta verso un modo nuovo, più sfidante, originale e magari anche divertente di lavorare a idee di marketing. Il futuro del nostro settore dipende anche da quanto, questo tipo di attività, attualmente veri e propri incubatori di nuovi processi, producano poi risultati che soddisfino realmente il mercato. Sarà un processo graduale ma spingeremo perchè questo accada seguendo i binari già tracciati da studi, ricerche e operazioni simili e soprattutto, quando la strada tracciata dovesse finire provando ad osare.

Per dovere di cronaca: nel pomeriggio ci sono le esposizioni delle 3 idee partorite dagli studenti, in prima serata la proclamazione dei vincitori, poi… si beve. E per una volta il nostro invito sarà quello di tornare a casa con i mezzi.

Jobs e il Think Different

Ci sono avvenimenti, oggi molto più di qualche anno fa, che sembrano attirare l’attenzione del mondo. Di quello digitale almeno. Sembra, che tutti siano fermi ad aspettare che accada qualcosa per parlare solo e soltanto di quello. La scomparsa di qualcuno è forse, tra gli eventi più chiacchierati, quello che desta la maggiore sensazione in ognuno di noi.

Il 6 Ottobre, ieri, sarà una di quelle date consacrate alla storia da un avvenimento di questo tipo: la morte di Steve Jobs. Inutile aggiungere parole per riassumere chi sia stato e per cosa sarà ricordato questo personaggio. Basta quel collegamento a wikipedia della riga sopra per portarsi tecnicamente in pari con la storia della sua vita e, da qualche tempo, anche la storia clinica che ha portato alla sua scomparsa.

Per tutto il resto: sentimentalismi, citazioni, frasi ad effetto e pensieri banali basta aprire Facebook o Twitter e iniziare a scorrere gli aggiornamenti dei propri contatti.

Appunto, sembra che tutti stiano aspettando la perdita definitiva di qualcuno (celebre o non) per santificarne le azioni e i pensieri, per ripetersi: ci ha insegnato a essere migliori. Ma è come il Natale, poi passa e le promesse di essere più buoni si dissolvono.
Leggendo i pensieri pubblici degli altri ho spesso un senso di rabbia. E non so se sia invidia per quello che loro, i deceduti, sono stati in grado di suscitare in modo più esteso e intimo di quello che sarei in grado di fare io, o se insieme a quella (che pure inevitabilmente c’è), ci sia anche la constatazione di quanto i loro messaggi più importanti galleggino nell’area e nella testa di gran parte delle persone senza mai, però, influenzarle davvero.

In quanti sono in grado di interpretare e tradurre lo “stay hungry, stay foolish”? In quanti l’inseguire qualcosa con tutto quello che si ha dentro? Pochi. Pochissimi. Lo zero virgola super-pochissimo per cento. E forse nessuno di loro copierà le citazioni di Jobs, le riprese delle sue memorabili apparizioni pubbliche sul proprio profilo Facebook.

Questo post forse c’entra poco con la “mission” di questo blog. O forse no perchè in fondo c’entra con quello che penso sulle leve di marketing che destano l’attenzione delle masse. In fondo tutti desideriamo le stesso cose, in generale, a livello macro. Il problema non è tanto la demagogia e il qualunquismo di certe affermazioni quanto che a chi non ha la forza o gli strumenti per raggiungerle resta soltanto il retweet. E resta la fregatura di una vita senza troppi alti.

“Cliccate meno e sforzatevi di più”. (questa è mia, non di Jobs)

Un video stravisto lo copio anch’io però, perchè alla fine quest’uomo merita che mi tolga il cappello e metta da parte per un momento il mio superego dedicandogli un breve ma sentito: grazie. Perchè anche a me un po’ piace cascarci e credere che sia possibile. Tutto.

[Facebook] Twilight Italia (o non Italia). Quando una pagina nazionale ha troppi fan.

Chi mi conosce sa che mi piace non dare nulla per scontato. In fondo è dall’esercizio critico e analitico sulle cose che si riesce poi a tirare fuori ragionamenti ed evoluzioni delle attività.
Oggi riflettevo su un dato che mi ha colpito molto, quello sulla la pagina Facebook di Twilight Italia che al momento mi risulta la pagina italiana con più fan: sono 22,4 milioni.
Un numero elevatissimo di potenziali “clienti” che qualunque direttore marketing vorrebbe nel proprio database. Già, un numero elevato. Molto. Moltissimo. Forse troppo?
Pensiamoci: la popolazione italiana è composta da 60,7 milioni di abitanti (lo dice Wikipedia, quindi deve essere vero) di cui però solo un quarto, 19,8 milioni hanno un profilo Facebook (questo lo dice CheckFacebook, per esperienza è meno credibile ma non sbaglia di tanto).

A questi possiamo aggiungere i 4 milioni di Italiani che risiedono all’estero di cui ipotizziamo che la metà abbia un profilo Facebook, 2 milioni. Ci ritroviamo con un totale parziale di 21,8 milioni di profili potenzialmente iscrivibili a questa pagina. Ancora siamo a meno degli iscritti reali. Sicuramente però sono qualche milione gli stranieri nel mondo a conoscere la lingua Italiana e in mancanza di una pagina nazionale del film seguirebbero gli aggiornamenti di quella del nostro paese. Plausibile ipotizzare che un milione di questi sia su Facebook? Il totalone, il bacino massimo di utenti possibili ammonterebbe a 22,8 milioni. In sostanza attualmente la pagina avrebbe raggiunto quasi il 100% dei suoi fan potenziali.

Per certo però so che dei miei quasi 500 amici Facebook solo 4 sono fan della pagina e, per quanto si possa dubitare del fatto che loro non siano rappresentativi della media nazionale, un rapporto di meno dell’1% contro il 100% di cui abbiamo bisogno è troppo spietato perché i conti tornino.
E se questo rapporto invece fosse rappresentativo della media nazionale? I fan di questa pagina dovrebbero essere 228 mila. Per cui o sono io che ho troppi amici che odiano il cinema e sono fuori dalla media oppure la pagina ha dei Fan poco in target (molti stranieri che non conoscono l’Italiano, diversi profili fake anche se non credo possano essere nell’ordine dei milioni).
In ogni caso, a questo punto, mi chiedo: è davvero possibile valutare in modo oggettivo il successo di una pagina? Ai primordi del social media marketing bastava contare quanti fan avesse. Poi è entrato il ballo il concetto di engagement rate, il rapporto tra numero totale di fan e fan realmente attivi (con post, commenti e like). Ora però, sembra che nemmeno questo indice basti più perchè le cose possono essere troppo sfalsate. In questo caso dunque solo chi ha accesso agli insight potrebbe dirci di più. In alternativa vedremo cosa ci diranno gli incassi dei botteghini.

Geolocalizzazione Facebook, al via la fase due

Siete pronti all’arrivo della Geolocalizzazione Livello 2 di Facebook?
Già, perchè da questa settimana, insieme alle nuove, più semplici e flessibili, funzionalità sulla privacy è possibile associare ogni post nel profilo utente a un luogo geografico. Nulla di nuovo, Google+ l’aveva tra le sue funzionalità in modo nativo e praticamente identico ma proprio per questo è evidente quanto Facebook tema il paragone e punti a coprirsi le spalle senza necessità di pensare subito a un’evoluzione della feature.

Per il momento abbiamo iniziato a pensare agli utilizzi Business. Anche se inizialmente questa funzionalità mi sembrava legata solo al tagging macro, nelle città, mi sono reso conto che è possibile anche digitare un luogo specifico e taggarsi in quello postando in automatico anche sulla pagina della venue il proprio post (come avviene per Places). Peccato che questa funzionalità non sia stata introdotta anche nella Pagine, almeno non ancora. In questo caso sarebbe stato carino per tutti quei brand che sulla pagina raccontano tour itineranti, la partecipazione a fiere o congressi, gare sportive o aggiornano la pagina da diverse sedi dell’azienda, ognuna con una specifica area di competenza.
Insomma, per il momento l’obiettivo numero uno era forse seguire la concorrenza e Facebook ha fatto il compitino, vediamo come evolverà. Intanto proveremo a inventarci qualcosa di creativo per coinvolgere gli utenti.