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[#e-commerce] Netcomm E-commerce Forum 2012, quello che ci siamo detti

Ieri sono stato all’e-commerce forum, l’evento organizzato da Netcomm sul commercio elettronico. Ennesima giornata piena di “speranza per un futuro migliore”. Insomma, sempre alla ricerca di numeri, novità, suggestioni utili a migliorare le nostre Strategie di Marketing e Comunicazione.

Veniamo a quello che ci siamo detti durante la sessione della mattina e in alcuni dei workshop del pomeriggio. Ci siamo detti, con le parole di Roberto Liscia, pres. Netcomm, che siamo dei “nani digitali”. Già, i dati della presentazione introduttiva parlano chiaro:

solo il 15% degli italiani compra online, la media Europea è del 43% con U.K. prima nazione in classifica con il 71% della popolazione attiva nei processi di e-commerce. Se allarghiamo lo sguardo ai semplici navigatori la situazione ci vede ovviamente ancora penalizzati con il 49% della popolazione attiva online quotidianamente contro una media europea del 56%. 


Meno utenti attivi online e meno acquisti elettronici, un paese ancora culturalmente indietro. Per cambiare marcia Netcomm propone: detassazione per le aziende, riduzione dell’iva sui prodotto online, certificazioni di qualità e codici di condotta online, creazione di distretti e consorzi virtuali digitali, sviluppo di strumenti online e creazione di un Istituto per il commercio Estero Digitale per facilitare le vendite oltre confine delle PMI italiane. Speriamo ci sia stato qualcuno ad ascoltare tra quelli che in queste ore hanno in mano il destino dell’economia italiana.
Ritorniamo alla speranza di cui sopra e andiamo avanti ricordando il gap tra lo stato reale dell’e-commerce e gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea 2015 mostrati in questo grafico.

Ci siamo detti, anzi ridetti, che il turismo guida l’e-commerce italiano. 


Questo comparto registra una crescita del 16% rispetto all’ultimo anno ma che nel settore il 70% delle transazioni riguarda la bigliettazione ferroviaria e aerea, per cui occhio all’idea di creare un’agenzia viaggi virtuale, non siamo pronti. Bene anche il settore dell’abbigliamento (+30%), dell’elettronica di consumo (+25%) e delle assicurazioni (+17%) che si posizionano subito dietro al turismo. 


Quello che non ci siamo detti però, in questo caso, è quale quota ricopre il betting e il gioco d’azzardo online che all’occhio degli esperti rappresenta un comparto fra quelli che generano più revenue. Che sia meglio farli passare sotto silenzio per svariati motivi?

Ci siamo detti di considerare su tutto le esperienze degli utenti, e qui il discorso si è fatto concreto e personalmente più formativo. Niente di davvero travolgente ma qualche piccolo riepilogo su alcuni punti fermi non fa mai male. E’ importante fare in modo che l’utente/cliente viva un’esperienza orientata alle sue necessità e che percepisca i messaggi ricevuti come utili (o ancora meglio vantaggiosi). Perché ciò avvenga bisogna metterlo al centro (e non mettere al centro il prodotto) leggendo in modo critico i dati forniti dagli analytics e interpretandoli cercando di coniugare il concetto di promozione del servizio/prodotto a quello di interesse. In questa direzione ad esempio per le attività di e-mail marketing è differente progettare mail standard piuttosto che investire in contenuti personalizzati a seconda del comportamento di navigazione o di acquisto degli utenti all’interno di un sito. Va da se che se visito la sezione scarpe di un sito di abbigliamento sarò più interessato a ricevere offerte sulle scarpe piuttosto che sulle camicie che invece posso percepire come inutili o peggio, fastidiose.

Eppure oggi succede nella minoranza dei casi. Come piccolissimo è anche il numero di aziende che ha compreso che la dinamica degli acquisti nel canale online cambia rispetto a quello fisico ed è determinante che cambi anche l’azione dell’azienda stessa. Con gli acquisti tradizionali la sequenza era: 1. input (cerco un prodotto o mi viene pubblicizzato) – 2. decisione d’acquisto e acquisto fisico – 3.fruizione/utilizzo dell’acquisto. Nel caso dell’acquisto online tra l’input e l’acquisto c’è un nuovo momento, quello della verifica/confronto ovvero il momento in cui l’utente cerca online (essenzialmente) conferma della bontà o meno del prodotto di interesse. E’ per questo che diventa necessario presidiare le conversazioni online e stimolarle soprattutto rendendo i clienti dell’eShop i primi testimonial della bontà dei prodotti. In pochi ad oggi sposano questa strategia e “solo il 25% degli acquirenti online riceve una richiesta di recensione del prodotto acquistato” (cit Massimo Alberti, eCircle).

Nella stessa logica è chiaro che non basta soltanto avere un prodotto e un prezzo appeal perché la vendita online funzioni. E’ importante chiedersi quali siano le barriere di accesso all’acquisto online. In proposito Maurizio Fionda di Mag News mostra come ogni prodotto abbia il suo rischio specifico. Generalmente si tratta di variabili come: tempi di consegna, misure/taglie del prodotto, trasporto e imballaggio, stato di conservazione, autenticità, tipo di trasporto, garanzia e tempi di gestione dei resi. Ognuno di questi aspetti a seconda di come venga percepito può far variare in positivo o negativo le decisioni di acquisto. Spesso, l’abbiamo visto in diverse case history della sessione pomeridiana, può anche essere semplicemente la mancanza di informazione in proposito a questi aspetti a disincentivare l’utente ad andare avanti in un ordine. Così clic dopo clic, proseguendo verso l’acquisto, gli utenti entrano in un imbuto.

Sono tante ancora le cose che ci siamo detti ma per questo post forse ne avete abbastanza per cui chiudo con il momento “the winner is” condividendo i vincitori del netcomm e-commerce award 2012.
Ci siamo dunque detti, infine, che il miglior sito di e-shop italiano dell’ultimo anno è Saldiprivati (che vince anche nella categoria Blog e Social Shopping)  e che nelle altre categorie ad essersi aggiudicati la palma d’oro per la migliore impostazione (vedremo le vendite) sono Illy Shop (categoria Alimentari), Promod (new entry), Vente-privee (innovazione) , Kiamami Valentina (Arredamento, oggettivistica) , Privalia (Abbigliamento ed accessori), Mediaworld compra online (elettronica di consumo). < /i>


E dopo tante parole abbiamo mangiato Sushi ma non sappiamo se sia stato acquistato online.

[Visual] Grafica e locandine, creativi o copiativi?

In grafica, si sa, essere originali non è mai facile. La scelta di uno stile, una visione, il modo di rappresentare una storia o un concetto vengono spesso influenzate da un’immaginario “visual” collettivo. Per una creazione assomigliare a qualcosa che si è già visto non è necessariamente negativo. Sposare o declinare uno stile o un concept grafico e fotografico che già in passato ha riscosso successo produce spesso nell’osservatore lo stesso gradimento generato da visual simili in passato.

E’ importante, per grafici e designer saper riconoscere uno stile (o un template) di successo e imparare a gestirlo e interpretarlo in modo intelligente in maniera che non appaia una copia smaccata di qualcos’altro ed evitando il rischio “tarocco cinese” che sminuirebbe il contenuto veicolato.
Nel mondo del cinema le combinazioni degli elementi che costituiscono la locandina di un film sono svariate ma l’utilizzo di stili particolari è ripetuto in maniera seriale. Ecco una serie di incredibili somiglianze fra i poster di alcuni film famosi, alcuni ben fatti, altri invece scopiazzature di bassa qualità.

Valutate voi.
Gli occhiali che riflettono

Bianco, nero e rosso

Lassù qualcuno ci guarda

Occhio per occhio

Tra le gambe…

Presi alle spalle

[#Hashtag] Top 10 dei Trend Twitter – volume 1

Inizio oggi la rubrica dedicata agli esercizi di copywriting più creativi che popolano Twitter. Non c’è nulla di strategico a questo giro, solo amore per il genio (o quello che a me sembra tale). Dei vari hashtag che popolano twitter in questi giorni ne ho scelti 7 e riguardano tre notizie di cronaca: il malore di Andreotti, la laurea albanese del Trota, la rissa Delio Rossi-Ljajic, e 4 temi creativi dal titolo: #filmdavecchi, #seiMayahannoragione, #aimeitempi e #cèlacrisidelcinema 
Andiamo a ritroso.

HASHCHAT
#10. Terra2: Trota, ti hanno fregato. In Albania per 120mila euro potevi comprarti tutta l’università.
#09. Guido BrunelliPrima regola di Delio Rossi: non parlate mai di Delio Rossi.
#08. 140 Caratteracci™:   non esistevano le Milf
#07. Donna Chisciotte:  2012 Odissea nell’ospizio 
#06. marco:   muoio lieto che la mia banca non riceverà gli altri 25 anni di mutuo.
#05. Luciano:  Noi, i ragazzi dello zoo di Fasano 
#04. Don Diego de la Sopa:  questo giro, a capodanno, offro io!

Il podio:
#03. maledettafaina: Notte brava a Las..pezia 
#02. johnny palomba: Destro ” so che mi vuole fortemente Delio Rossi” 

And the winner is..
#01. johnny palomba: Il diavolo veste Zara 


PREMI SPECIALI
Premio della critica:
Antonello Chieca:  è la conferma che twitter odia la grammatica, dove sei?
Ghost Track: 
L’ideota: #Andreotti ricoverato per un malore. La prognosi sarà sciolta nell’acido
Fatti in casa:
@VinsDellolio 

[ADVERTISING] L'importanza di campagne banner creative e interattive

Quando il sonno non arriva all’ora giusta, ultimamente quasi mai, è l’occasione giusta per il contagio creativo. E’ una tesi che sostengo da qualche mese per giustificare le notti insonni passate a rimbalzare online e sui canali del digitale terrestre alla ricerca di illuminazioni. No, questo non è un post sul porno 2.0, tranquilli. Magari a breve penserò a qualcosa anche per gli amanti del genere.

Stanotte invece mi sono “limitato” a studiare declinazioni creative in ambito campagne banner. Da tempo ormai sostengo con i clienti la necessità di provare ad occupare gli spazi e i formati tradizionali acquistati dagli editori con elementi che abbiano un minimo di interattività. Le campagne si misurano troppo in termini di numerosità di click sul totale delle visualizzazioni e troppo poco si pensa a quanto già nel banner si possa fornire un’esperienza coinvolgente e utile a passare il messaggio sul brand o sul prodotto.
Il risultato è che anche quando il numero di conversioni è nella media l’impatto emotivo del banner tende a perdere di efficacia quasi subito.

Nel web in evoluzione, nell’era dell’HTML5 e della pubblicità interattiva un banner può essere molto più che un semplice veicolo pubblicitario per portare accessi ad un sito. Una campagna banner è già esperienza di brand.

In cerca di best practice sul tema sono andato a guardare chi quest’anno ha vinto i Webby Awards nella categoria in questione imbattendomi nella campagna promossa da Stadmission Stockholms, l’associazione per l’assistenza dei senzatetto di Stoccolma. Ecco un riassunto video.

In sostanza un obiettivo generale: ottenere donazioni, uno intermedio molto più grande: ottenere visibilità della propria campagna senza spendere in acquisto spazio media.
Ed ecco che per ispirare i blog e i siti a essere i primi donatori è stata creata una collezione di “banner senzatetto” che hanno bisogno di riparo, disponibili e integrabili dal sito hemlosabanners.se, banner che contengono un counter che mostra da quanto tempo è ospitato e da quale sito e che mostrano colori più caldi man mano che gli utenti ci interagiscono nel tempo. Ovviamente i click portano alla pagina delle donazioni ma a quel punto l’esperienza e il messaggio è già passato in modo tutt’altro che ovvio.

http://qstream-down.qbrick.com/40352/Hemlos_480x280.swf?adid=59693856

Ok, ok… i soliti appassionati di numeri siano accontentati:

  • 415 siti partecipanti 
  • 36 milioni di impression
  • +300% di donazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

[DATI] Pinterest in Italia. Update Maggio

Due mesi fa avevo iniziato a fare qualche riflessione su Pinterst e il suo social boom proclamato da più parti. Successivamente ero passato ad un’analisi dei dati e delle proiezioni disponibili per verificare lo stato dell’arte italiano e l’effettiva opportunità di proporlo ai clienti come strumento utile a fini strategici.

Ebbene (mi piace dire “ebbene”) avevo concluso che seppure Pinterest fosse un utilissimo strumento per tenere d’occhio i tred e gli interessi degli utenti non possa essere ancora molto più di quello. Non ora, non in Italia. 
Le stime di google adplanner (le più ottimiste fra quelle che avevo trovato) parlavano di 240 mila utenti unici al mese (che non vuol dire account attivi ma semplicemente visitatori). 
Oggi, a due quasi due mesi di distanza, la situazione è cambiata. Ci troviamo a registrare da un lato una crescita di 4 milioni di visitatori a livello mondiale e dall’altro, stringendo il cerchio all’Italia, a un aumento del 50% degli utenti stimati arrivando a 360 mila visitatori al mese. 
Un bel salto in avanti considerando le poche settimane trascorse. Ancora troppo poco però per farmi dire ad un cliente: investiteci. 
A metà strada tra la precedente e l’attuale analisi ho avuto modo di leggere all’interno di diverse community del settore diverse posizioni di marketer di fama più e meno riconosciuta, molte in contrapposizione l’una con l’altra segno che effettivamente ancora il social media marketing sia lontano da diventare una scienza con presupposti di base condivisi. 
Ancora troppa filosofia, credo. E questo non fa felice gli interlocutori  aziendali, i nostri clienti, che facendosi largo tra le nubi di fumo che chiunque cerca di vendergli chiedono sempre più misurabilità delle azioni e dei risultati. 
Con Facebook, grazie ai volumi di traffico che riusciamo a guidare e alle iniziative speciali strettamente collegate a Kpi di interesse per l’azienda, andiamo sempre più in quella direzione. Con Pinterest la misurabilità resta ancora troppo vaga e bisognerebbe chiedere ai brand nostri clienti un atto di fede che in tempo di crisi pochi sono disposti a fare. Cerchiamo di rispondere con qualche numero alla domanda semplice: “quali benefici mi porta essere oggi su Pinterest?”
Nel prossimo post analizzerò qualche case history italiana su Pinterest per ragionare sui risultati raccolti e fare tesoro delle esperienze sul campo di alcuni brand che hanno già deciso di stare dalla parte della Social Faith.