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Tutti gli articoli di Vincenzo Dell'Olio

Tag Matter è anche su Facebook

Utenti ed Utentesse… (che sarebbe il femminile plurale di Utente.. se fossi analfabeta) questo è solo un post celebrativo e promozionale per annunciare la Fan Page Facebook di Tag Matter. Post originali ed articoli interessanti sul mondo della comunicazione Digitale ma anche un po’ di cazzatine per passare il tempo. No sudoku, no superalcolici virtuali (in questo restiamo analogici per favore).

Pinterest, stato dell'arte e prime riflessioni strategiche

Sono tornato. Finalmente dovrei aggiungere come da prassi dei grandi cavalieri erranti. Ancora non lo so con certezza, per il momento lo ufficializzo anche sul blog visto che in effetti mancava solo questo alla lista delle mie estensioni social da aggiornare.

Come si è capito dal penultimo post sono stato lontano dalla mia scrivania per più di due mesi. Cercando di fare un punto – serio – e di riflettere sulle novità di questi due mesi sembra che la parola chiave, nonchè tormentone, che ancora in questo blog non aveva merito un TAG sia: PINTEREST. Si è detto e si è scritto molto in questi mesi di questo social network delle puntine, in cui le immagine regnano sovrane e identificano, per aree tematiche, gli interessi di ciascun utante. Ne hanno parlato e lo hanno studiato da diverse angolature: Il post, Wired, ieri First Online in occasione dell’8 marzo lo ha addir
ittura definito “il social network delle donne” (pare siano l’87%). Insomma, quando qualcosa fa notizia tutto sembra adatto ad assumerne i paradigmi.
A proposito di paradigmi e tendenze che si adattano e si mescolano a contesti differenti da quelli in cui sono nati ecco che sulla scia del successo di Pinterest sono già nate applicazioni come Pingram, un sistema di visualizzazione e condivisione di foto di Instagram attraverso un’interfaccia simile a Pinterest o Wanderfly che unisce Pinterest a TripAdvisor, ovvero una piattaforma di social travel che mostra ai viaggiatori le immagini più belle delle città visitate in base agli interessi dichiarati (architettura, luxury, arte, etc…). Qualcuno ha anche adattato la logica utilizzata da Pinterest per il contenuti visivi all’universo musicale, è il caso di Loudlee che punta a diventare il Pinterest della musica.
Ovviamente in questi casi non si può dire che il successo sia assicurato ma sicuramente vale la pena di monitorare anche questo mondo di fratelli minori.
Cosa succede intanto in Facebook? Sappiamo che il re dei social network non sta mai fermo e in qualche modo, prima o poi, propone soluzioni che incrociano e integrano i trend suggeriti dagli altri contesti social. E’ già successo qualcosa attraverso un’applicazione: Friendsheet.
In un post ripreso da AgoraVox Dario Salvelli ne descrive gli aspetti salienti. Ma sicuramente si sta studiando una contromossa “funzionale” adeguata per non perdere terreno.
Eletta anche miglior Start-up del 2011 i media generalisti hanno iniziato ad occuparsene da qualche settimana. Panorama descrive Pinterest come inevitabile specchio dei tempi, in cui alla bulimia da social corrisponde anche la minore disponibilità di tempo e quindi un grande apprezzamento per contesti di rapida fruizione come questo costituito quasi esclusivamente da immagini. L’Espresso enfatizza il successo titolando “Perchè Pinterest batte Facebook”. Nel pezzo Alessandro Longo lega il successo all’unione di immagini e abitudini d’acquisto all’interno di una bacheca potenzialmente infinita.
Ultimo dato, forse quello che interessa di più alle aziende in tema di “strategie marketing”, quello relativo al volume di accessi. A febbraio siamo arrivati a oltre 12 milioni di visitatori mensili. Un’inezia ancora se paragonata a Facebook ma le potenzialità e sopratutto la qualità dei contatti (si tratta di utenti profilatissimi se ci immaginiamo di volergli “vendere” un prodotto) suggeriscono a ragionare su come rendere parte integrante di ogni strategia digital questo social network. E’ su questo tema che mi concentrerò nei prossimi post provando a non cadere del tranello della banalizzazione che ha già coinvolto centinaia di esperti del settore. Sarà importante non vendere ai vari Brand la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, altro punto cruciale è legato alla valenza e al peso della cerchia di utenti nel territorio nazionale nonchè alla loro capacità e voglia reale di interagire su una piattaforma come questa. Studiamo.
p.s.: il mio profilo “sperimentale” Pinterest è: http://pinterest.com/vinsdellolio/

La Rede Social en Argentina (il social media mArgentin)

A quei pochi, o molti, chissà, che capitassero sul blog in questi giorni e si chiedessero che fine ho fatto…

Sono in Argentina per qualche settimana. Due mesi per fare il conto esatto. No, non sto cercando nuove strategie per il social media marketing, avrei sbagliato latitudine del continente americano. In realtà l’affermazione è vera ma anche parziale parlando di “rede social”, come la chiamano qui, Tra un trekking, una scalata e i milioni di panorami Patagonici che cerco vanamente di intrappolare con qualche applicazione fotografica del mio iPhone ho avuto modo di accorgermi che siamo tutt’altro che in un paese “social”mente arretrato. Connessione Free wi-fi ovunque, in moltissimi locali, per strada, in qualunque albergo, etc; il logo di Facebook in bella mostra sulle vetrine di tantissimi negozi che invitano a diventare fan della propria pagina ufficiale, nelle pubblicità di molti prodotti e nei sottopancia dei principali telegiornali nazionali (li anche Twitter e You Tube). Questo è il quadro e, a seconda che si possa definire positivo o no, sicuramente siamo in un paese molto più “connesso” del nostro, abituato a incrociare vita reale e virtuale, internet e tv, informazioni ufficiali e informazione diffusa.
Qualche giorno fa, pero esempio, una vera e propria tormenta ha allagato e in qualche caso devastato quartieri di Cordoba, ponendo forte allerta anche a Buenos Aires. Il canale delle news, corrispettivo del nostro Rai News 24, aggiornava gli spettatori grazie ai commenti postati dagli utenti (pseudo-reporter dalle varie città limitrofe) sul proprio profilo Twitter.
È un paese pieno di contraddizioni, questo (e quale non lo è?), in cui la ricchezza procapite suggerirebbe di attendersi una minore attenzione agli aspetti digitali a vantaggio di una maggiore “concretezza”. Ma forse è proprio qui che, dopo anni di lavoro dietro le strategie, le innovazioni e i pipponi digital-sociologici sui social media, comprendo il senso più autentico del potere e del cambiamento essenziale che queste dinamiche hanno sul tessuto sociale di un paese. Pensare a un paese meno ricco del nostro e per questo più lontano dall’universo delle innovazioni digitali sarebbe come supporre che una persona meno ricca debba necessariamente parlare meno di una più abbiente (termine che non ho mai capito ma che uso comunque).
Insomma, forse ci sono meno smartphone, forse foursquare non fa impazzire la gente in gare di Majorship di bagni pubblici, parrucchieri e autolavaggi ma sicuramente l’idea che online si possano raggiungere tantissimi luoghi e una moltitudine di persone è molto radicata.
Un passo indietro, a onor del vero, resta il settore dei servizi. Se per assurdo (ma nemmeno tanto) domani decidessi di vivere in questa nazione è li che proverei ad offrire la mia abilità di strategist (non ridete). Vediamo se la Presidente Cristina stanzia dei fondi per l’innovazione, altrimenti sarò costretto a tornare da voi.
Con una lezione in più però, che male non fa.
Saluti.
Vins