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AI: come ChatGPT e Google Bard affronterebbero il conflitto tra Israeliani e Palestinesi.

AI: come ChatGPT e Google Bard affronterebbero il conflitto tra Israeliani e Palestinesi.

AI: come ChatGPT e Google Bard affronterebbero il conflitto tra Israeliani e Palestinesi.
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Sono giorni che accendo la TV e, di fianco alle tristi notizie sui drammi mondiali, devo sorbirmi le analisi provocatorie, parziali e poco inutili degli ospiti delle diverse trasmissioni di approfondimento (o forse dovrei dire “intrattenimento”).

Per questo motivo cerco informazioni e stimoli più con la tastiera che con il telecomando. Ecco perché incrociando l’interesse per l’AI legato a doppio filo al mio lavoro a quello per l’attualità ho provato a chiedere a Chat GPT e a Google Bard come risolverebbero il conflitto mediorientale.

Ecco cosa è venuto fuori. 

Prompt e risposte

Anzitutto la domanda, o il “Prompt” come stiamo tutti imparando a definire l’input inserito in questi programmi, è la seguente:

Di seguito le due risposte. Quella di ChatGPT:

Quella di Google Bard:

Analisi delle risposte di ChatGPT e Bard

Analizzandole è evidente che ci siano punti di contatto e differenze.

Gli elementi in comune sono i seguenti:

  • INTRODUZIONE: entrambe le AI iniziano a rispondere contestualizzando la vicenda e ripetendo letteralmente parte della domanda.
  • EVIDENZA DI COMPLESSITÀ: per quanto alla base di molti confronti con toni populistici ci sia la semplificazione delle vicende entrambe le AI sottolineano che non è per nulla semplice dare una risposta o una soluzione univoca e di facile applicazione.
  • PARZIALE SCETTICISMO: se si legge tra le righe anche se in modo diverso entrambe le risposte lasciano trasparire un poco tecnologico scetticismo.
    Chat GPT sottolinea che quelle ipotiozzate dalla sua AI sono strategie che potrebbero contribuire a “mitigare il conflitto” (non dice “a risolvere”).
    Bard ricorda che, non essendoci una ragione unilaterale, finora “ogni tentativo di trovare una soluzione è stato fallimentare”.
  • PACE: il più grande punto in comune tra le due visioni è la ricerca della pace che, per quanto passi per azioni diverse se analizzate nel dettaglio è comunque un risultato di DIALOGO E MEDIAZIONE INTERNAZIONALE.

Ci sono anche delle differenze tra i due sistemi di Intelligenza Artificiale, ecco le principali:

  • RISPOSTA MODULARE vs RISPOSTA DISCORSIVA: per quanto sia Chat GPT che Bard facciano uso di punti elenco nell’illustrazione dei risultati vediamo come uno sia più schematico dell’altro.
    Chat GPT infatti divide l’ipotesi di intervento in 6 livelli differenti, ognuno composto da due attività.
    Bard invece, attorno ad un punto elenco più semplice e generico di 4 voci insiste più sul “come” realizzare quelle azioni, su quali siano i presupposti necessari, sulla necessità di una disponibilità a rinunciare a qualcosa, a fare concessioni, senza la quale ogni sforzo sarebbe inutile.
  • CONCLUSIONE RAZIONALE vs CONCLUSIONE MOTIVAZIONALE: mentre Chat GPT chiude la risposta con un pensiero razionale “la volontà politica sarà essenziale”, Bard ci mette una considerazione più emozionale sul fatto che la pace, per quanto difficile, resti “un obiettivo che vale la pena perseguire.

Conclusioni del confronto (pacifico)

Dall’analisi delle risposte è chiaro che, per sviluppare ulteriormente la propria visione su una materia così complessa occorra protrarre lo scambio di informazioni con questi software.

Ad esempio si potrebbero ricostruire la storia e le motivazioni del conflitto, entrare nel dettaglio di alcune risoluzioni proposte, su quali nazioni estere giochino un ruolo determinante, etc. Proverò a farlo nei prossimi giorni per cui, se siete interessate potrete seguire la raccolta di informazioni a questi link:
Discussione sulla guerra Israelo-palestinese con ChatGPT
Discussione sulla guerra Israelo-palestinese con Bard

Appare anche evidente come entrambe le risposte possano arricchirsi a vicenda, una per il tono più divulgativo, l’altra per quello più tecnico fornito (avrei potuto chiedere a priori di darmi una risposta da politologo o da giornalista ma proprio lasciando aperta l’interpretazione sono emerse le differenze).

L’ultima considerazione di fondo è che qui dentro ci sono potenziali informazioni e stimoli più utili (o se vogliamo meno dannosi) di quelli che in questi giorni sento urlare in TV. Alla faccia di chi ritiene l’AI una minaccia.

PACE!

Vincenzo Dell'Olio

Nei 20 anni di esperienza nel settore della comunicazione e del markerting digitale ha ideato e seguito le strategie di grandi Aziende come Volkswagen, Audi, Parmalat, Bonomelli, Rai, Monster, Sony Mobile, Vans, Red Bull. Dal 2015 è docente per il corso di Social Media e Web TV all’Università IULM di Milano. Dal 2021 insegna Digital Content Strategy allo IED. Scrive tanto, analizza di più, non è immune dalle serie tv. Sociologo, di base.